SOGNI DI SINISTRA

“Non possiamo essere la classe dirigente ricca in un Paese povero”

E’ giusto incominciare da qui. Una frase di Thomas Sankara grande leader africano ucciso dagli stati così detti occidentalizzati.

Ritornare alle origini per sconfiggere una politica ormai troppo lontana dal proletariato. Da quella gente che la mattina si alza per guadagnarsi il pane, che lotta ogni giorno per la sopravvivenza e per non far mancare nulla ai propri figli. Due giorni di full immersion con i candidati alle primarie del pd mi hanno portato a pensare che il pd non è un partito pronto per far tornare alle urne le classi lavoratrici del paese. Tra i volti in sala si scorgevano esclusivamente i liberi professionisti di una piccola cittadina slow dell’italia centrale. La gente che ce l’ha fatta. La villetta a schiera nel quartiere più prestigioso della città, il labrador che impeccabilmente fa bella mostra nel giardino, la mercedes nel vialetto di casa e la moglie che vota a sinistra ma odia gli extracomunitari fuori dal supermercato perché inevitabilmente la disturbano mentre parla al telefono con l’estetista per la depilazione totale.

C’è tanto da riformare prima che la classe operaia (e scusatemi l’ardire di chiamarla ancora così, forse sono demodè) torni a votare per un partito come il pd.

L’isolamento e l’aliezione mentale della politica di questi anni ha allontanato gli aventi diritto al voto lontano dalle urne e dai luoghi dove la politica si dibatte. La prima serata è stata dedicata ad il ministro Orlando. Incomincia con il chiamare i partecipanti “compagni e compagne”. Direi che ha incominciato davvero bene e le speranze si accendono come un lume ad olio durante la notte dei tempi. Ma la fiamma si affievolisce velocemente. I contenuti politici sono buoni, a tratti un po’ utopistici e il carismo di Orlando lascia al quanto desiderare. Sono certa che il ministro ci crede in ciò che dice e vorrebbe attuarlo. I poteri forti saranno pronti ad un evoluzione politica che svolta decisamente a sinistra? Con Orlando il pd perderebbe i voti dei così detti moderati e questo porterebbe uno scompenso percentualistico non indifferente. Seconda serata, altro candidato. Stavolta ci sono i renziani nel palco. Renzi non si è presentato ma il suo staff altresì chiamato giglio magico era in prima linea per difendere la mozione Matteo. Lingotto 2017, un evoluzione nel quadro politico. Tutti entusiasti e sorridenti, l’effetto leader carimastico ha fatto di nuovo centro e sia dal numero dei partecipanti che dall’entusiasmo si evince con chiarezza che Matteuccio il toscano farà strage alle primarie e mangerà in un sol boccone gli avversari.

Renzi, colui che mette d’accordo tutti è il leader di un centro-sinistra ormai duramente colpito dai sondaggi.

E Angelino Alfano? Non partecipa direttamente alle primarie, ma già si è preparato per la vittoria di Renzi. Ha cambiato il nome del suo partito da nuovo centro destra ad alternativa popolare. Pronto per un alleanza elettorale con Matteuccio. Ed ecco che si ripropone come il cotechino a capodanno la vecchia politica di alleanze con chi ha nulla da condividere con un partito di centro sinistra. Naturalmente il popolo non si avvicinerà a questo partito che strizza l’occhio a personaggi alquanto deprovevoli come il già citato Alfano e l’evergreen dei tribunali Verdini. Aspettando di concludere questa tornata delle primarie, ascoltando anche Michele Emiliano, Il dispiacere invade il popolo del pd, che ancora ha voglia di dire la sua nel panorama sia locale che nazionale. Un popolo che si deve arricchire ascoltando la gente comune, che della partecipazione alle sezioni ne fa il suo vanto principale. Il vero moto di cambiamento deve ricominciare dalle basi dettati dai grandi politici come Berlinguer e Moro. Ma questa classe dirigente ha davvero voglia d’intraprendere un cammino così profondo di cambiamento o preferiscono la sopravvivenza dei sondaggi?

Ai posteri ardua sentenza, come diceva Alessandro Manzoni.