IL VINO AMARO

The day after.

Sto leggendo commenti, rimproveri e riflessioni sulla schiacciante sconfitta del centrosinistra.

Molte persone non hanno ancora capito che la debacle elettorale non riguarda solo
PD, ma anche tutto il caravanserraglio dove partiti e partitelli hanno pernottato.

Giustamente, la forza trainante doveva essere il partito democratico, con segni agonici, sin dal primo giorno di campagna elettorale.

Allora ora cosa possiamo fare?

Mandare a casa Letta? oppure farlo diventare un Caronte sui generis, che traghetta un partito alle prossime primarie?

Il destino è segnato, chiunque accompagnerà il PD alle primarie deve avere il buon senso di iniziare un percorso a sinistra.

Personalmente simpatizzo per Elly Schlein e penso che in questo momento ci vuole un cambiamento radicale della classe dirigente.

I vecchi tromboni, non sanno più suonare, quindi meglio riporli in soffitta e dare la possibilità ai giovani d’iniziare una sinfonia politica che fondi progressismo, ambientalismo e socialismo.

Sempre, con la viva speranza che non si facciamo risucchiare dal vortice dell’ ambiguità strategica dettata sempre dai soliti noti.

Dobbiamo tornare ad essere sinistra, a fare cose di sinistra.

Per iniziare, ritornare a conquistare il nostro elettorato, composto da lavoratori, garantendogli il salario minimo e sostituendo il jobs act, il “troiaio” concepito dalla mente di Renzi, ancor peggio della legge Biagi.

Diritti civili, eh si! semplice esempio: dove i diritti civili sono più all’avanguardia, la società gode di uno status sociale-economico superiore. La conferma sono i paesi del nord Europa.

Ambiente, altro nodo cruciale per costituire una sinistra progressista. Puntare sulle energie rinnovabili. Siamo il paese del sole e non riusciamo ad avere un autosufficienza energetica? Mi inverosimile, soprattutto se prendiamo come esempio Malmo, cittadina svedese che del sole ne ha fatto una virtù energetica.

Naturalmente, sono solo riflessioni urlate, ma quel calice di vino che un lunedì uggioso, abbiamo bevuto, ha lasciato quell’amarezza di non aver fatto di più.

Ma il prossimo calice è ancora più pungente, siamo ancora qui, come mille altre volte a chiederci dove abbiamo sbagliato, la risposta è tra quell’amaro che ti lascia questo vino nelle labbra.

PISCIO NEL DESERTO

Manca davvero poco all’elezioni e seppur l’ottimismo potrebbe tenere a freno un  futuro catastrofico che all’alba di un lunedì autunnale potrebbe palesarsi, penso a tutti i slogan adoperati durante questa campagna elettorale.

Dal “Credo” di Salvini, che riporta ad una preghiera cattolica di sottomissione, al Dio, patria e famiglia della Meloni.

Ma davvero gli slogan elettorali sono così importanti da influenzare il voto?

Incominciamo dal Credo di Salvini, che si distingue dalla lega di un paio di anni fa, perché nel simbolo compare un’ ormai datata lega nord.

E cosi la retorica incomincia a riprodurre gli stessi programmi elettorali del fu Umbertone Bossi.

Autonomia, difesa dei confini, nucleare e flat tax.

Autonomia, no cari miei, Federalismo e che cavolo, chiamiamolo con il vecchio nome degli anni 90 e ricordiamoci che con questa parola ci stanno campando dal 94. Ad ogni elezione assume un ruolo diverso, che spazia dal federalismo estremista della Pontida del secolo scorso, al federalismo fiscale, tanto amato da tutti gli evasori fiscali, ma in quanto tali non pagherebbe neanche un cent di tasse lo stesso, poi arriva Salvini che ossessivamente cala la carta moderata del federalismo, ovvero dare più autonomia alle amministrazioni locali.

Sa un po’ di supercazzola, a dire il vero, perché come sancisce lo Costituzione, quel “papello” che i grandi statisti di destra vorrebbero cambiare, già si parla di autonomie locali, vedi articoli riguardanti le Regioni, le Province e per finire i Comuni.

Difesa dei confini. Adoro questo punto del programma leghista, perché mi ricorda una scena del film “Non ci resta che piangere”, dove un pover’ uomo chiedeva sempre dove andassero, quanti erano, cosa trasportava e il versamento di un fiorino.

Già ce lo vedo Matteuccio che a Lampedusa, sotto al sole cocente che ferma gli sbarchi, con la sola imposizione delle mani. Difendiamo i nostri confini, da persone che sono nate nel posto sbagliato del globo, ma che al loro arrivo diventano forza lavoro da sfruttare fino all’osso e se il caporale  potesse, rosichierebbe anche quello. Comunque, il buon Salvini con i suoi colleghi, si prodigheranno nella raccolta di pomodori nel campagne italiche, per due euro all’ora, in condizioni di estrema indigenza, aspettando di cadere a terra come lieto fine da una vita devastata da sopprusi, guerre e violenze.

Mentre tutto il mondo si prodiga a trovare una soluzione ecosostenibile per non avere più problemi energetici, lui, fa scopa insieme al Calendone panettone, con la frase “serve il nucleare”.

Vorrei ricordare che abbiamo votato contro il nucleare, quindi già la questione dovrebbe chiudersi qui, ma se ancora Calendone e Polpettone Salvini non se lo ricordassero, vorrei narrare in due righe cosa è successo a Cernobyl o cosa sta succedendo  Zaporizhzhia o se vogliamo dare un tocco orientale gli eventi di  Fukushima.

Il nucleare è un pericolo per l’uomo e il pianeta. Ma ci ricordiamo i bambini che arrivavano da Cernobyl, in vacanza in Italia, perché gravemente carenti di vitamina D e noi essendo il paese del Sole, li ospitavamo nelle nostre case?

Le giornate a Zaporizhzia, sono convulse. Il 25 agosto, i russi hanno temporaneamente scollegato la centrale dalla rete elettrica ucraina, rischiando di creare un disastro radioattivo lasciando la centrale senza i sistemi di raffreddamento a pieno regime. Ogni giorno, fino che questa stupida guerra non cesserà, saremo a rischio di catastrofe nucleare.

E’ vile puntare una campagna elettorale sul nucleare, convincendo gli elettori che avranno le bollette dimezzate.

E per finire la flat tax, la spina nel fianco del centro destra. Eh si! Tre partiti, tre idee sulla flax tax lontanissime una dall’altra.

Salvini e il cavaliere hanno un approccio che dovrebbe essere più incisivo e riguardare tutti i contribuenti, anche i lavoratori dipendenti. Il leader della Lega Matteo Salvini ha rilanciato l’idea di flat tax al 15% mentre Berlusconi aveva indicato un’aliquota del 23%.  La flat tax sarà nel programma dei cento giorni, è il punto più importante del programma, dichiara il ormai mummificato Silvio.

Però, mi chiedo come faranno ad attuare la flat tax se la Meloni, se vuole applicare immediatamente la flat tax al 15% solo sul reddito incrementale cioè sulla parte aggiuntiva di reddito prodotto rispetto all’anno precedente?

E per oggi mi fermo qui,

Domani alla sbarra, (scusate, la speranza di vedercela sul serio tra le sbarre è viva in me) ci finirà Giorgietta.

In questo turbinio di impressione ed espressioni, ricordiamoci che un bicchiere di piscio nel deserto, può sembrare champagne.